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2.2. Il secondo anno: nascita del Liceo

 
Il Collegio – Convitto
e i Padri Rosminiani
1837 – 1872
 

2. Il secondo anno: nascita del Liceo

L’anno successivo don Molinari e don Alvazzi venivano confermati nelle loro attribuzioni; confermato pure il procuratore o amministratore, don Rusca. A direttore spirituale invece era chiamato don Vincenzo Cicoletti. Cambiati pure alcuni fratelli laici. I convittori, erano saliti a dodici; le domande erano state molte, ma il luogo ristretto non aveva permesso altre accettazioni. Rosmini si mostrerà contento di loro e lo scriverà al Mellerio.

Per l’inaugurazione dell’anno scolastico, che Rosmini cominciava a volerla solenne e con elaborate prolusioni letterarie, si invitò il Mellerio, desiderando una sua visita. Questi se ne schermì: tutto andava così bene che non occorreva proprio la sua presenza.

Occorse un anno e mezzo di esperienza prima di decidere Rosmini a eleggere il Rettore del Collegio. Don Molinari vi fu nominato quasi al termine dell’anno scolastico, il 2 giugno 1839. La sua elezione aveva però subito una … conclusione. Uomo zelante e attivo, dava affidamento d'essere capace di ben altre imprese; sicché il suo Superiore nell’atto stesso di farlo Rettore gli annuncia che durerà in quella carica sino a novembre prossimo. Col 2 novembre cesserà di esserlo per divenire rettore del Collegio Missionario alla Sacra di San Michele, alla Chiusa di Torino, Il successore?

«Il vostro successore sarà don Giuseppe Toscani eletto a professore di filosofia, e sarà vostro dovere di consegnargli tutti gli oggetti appartenenti al Collegio, rendendolo consapevole di tutto ciò che è necessario che egli conosca pel buon governo dello stesso, tanto rispetto alle cose quanto rispetto alle persone, e specialmente comunicargli i regolamenti sia delle scuole, sia della casa, sia quelli della Regia Riforma, e sia quelli del nostro Istituto».

Don Giuseppe Toscani, da Cameri, nel novarese, mente eletta e per molti anni segretario e compagno di Rosmini, cultore delle scienze filosofiche si era fatto religioso da pochi anni. Contemporaneamente al Molinari egli riceveva l’ordine di assumersi il peso della direzione collegiale. Ma il Toscani non fu mai rettore perché una nuova impresa incominciava per il collegio: l’apertura del Liceo.

Allora si chiamava ancora, ufficialmente, Scuola di Filosofia; ma dai più, alla spiccia, era già detto Liceo. Comprendeva due corsi distinti coi nomi di Filosofia razionale (logica e metafisica) e Filosofia positiva e naturale (matematica e fisica) Aggiungere questi studi alle scuole melleriane era il sogno di Rosmini e l’aveva progettato fin dagli inizi delle pratiche per accettare l’offerta del Mellerio. Già durante il secondo anno di vita collegiale egli aveva posto gli occhi su due dei suoi: il don Toscani e il don Cicoletti. «Vado studiando il disegno del Liceo cristiano» e preparava il Toscani che aveva a Stresa con sé; mentre dava ordini per il Cicoletti: «non perda tempo, ma studi a tutt’uomo matematica e fisica: glie lo raccomando caldamente». Temendo però, prudentemente, qualche ostacolo, faceva preparare anche don Luigi Gentili. L’idea di Rosmini era che questi insegnasse per il primo anno 39-40, mentre il Toscani che egli nominava rettore, lo avrebbe seguito da vicino, avvantaggiando sé medesimo con una preparazione più comoda e una esperienza de visu. Se le cose andarono altrimenti fu perché si stimò meglio che Gentili continuasse l’opera sua santa nelle iniziate missioni di Inghilterra.

Uno degli ultimi atti rettorali del Molinari fu quello di avvisare le autorità scolastiche che nel prossimo anno si sarebbe aperto il corso di Filosofia. Al Mellerio poi, che era divenuto impaziente di veder questo inizio, Rosmini presentava, nell’ottobre ‘839 i due professori, Toscani e Cicoletti, prospettando che quest’ultimo avrebbe avuto bisogno «di un piccolo gabinetto di macchine». Ci pensasse. Mellerio non solo ci pensava ma decideva di venire a Domo «al più presto, se non frammettasi impedimenti, lunedì prossimo (3 ottobre): la curiosità di saper tutto per minuto mi vi spinge, ma più ancora il bisogno di concertare con voi il modo di avviare col principio dell’anno scolastico la Scuola della Filosofia; poiché siamo già tanto avanti, che non vi ha tempo da perdere; tanto più che si ha da chiederne l’autorizzazione dalla Riforma di Torino. Frattanto mi rallegro che il più sia stato fatto, e bene, in guisa che l’Istituto vostro colla benedizione del Cielo frutterà alla Chiesa non solo il trenta o il sessanta, ma il cento - io lo spero, e vorrei fosse così presto da poterne essere testimonio di vista io stesso».

Temendo il buon Conte di non poter subito partire, si faceva inviare da Rosmini il modulo per richiedere il detto permesso a Torino. Tutto si fece e ottenne a volta di corriere. L’esito di codesti inizi liceali? Eccoli in alcune righe allegre di Rosmini al Toscani, infuocato nell’opera sua.

«Sento con gran piacere che avete otto discepoli: capperi! non ne aspettavo tanti il prim’anno: non so se Platone n’avesse gran fatto di più. Vi raccomando d’elicere le scintille da que’ giovani e ingegni, e d’avvicinar loro cotal fomite che ne nasca un incendio».

Rosmini poteva ben dirsi contento; si iniziava con buona andatura e molto liete speranze. Il nuovo Rettore e Prefetto degli Studi, don Roberto Setti, glorioso reduce dalla sua non lieve fatica di Roma dove era stato incaricato della approvazione dell’Istituto, era uomo da condurre avanti l’opera nel migliore dei modi. Gli alunni erano aumentati: 73 (12 convittori e 61 esterni); i professori, nuovi e vecchi, affiatati. Fu da tutti considerato questo l’anno di vero inizio dell’opera rosminiana, Anche il Diario storico del Collegio Melleriano incomincia col 1839, la notte del S Natale.



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